L’immigrazione a Cagliari tra ‘700 e ‘900 di Paolo Amat di San Filippo
Centro Sardo di Studi Genealogici e di Storia Locale
Convegno su: ”L’immigrazione a Cagliari fra il ‘700 e il ‘900”
Cagliari 13 Dicembre 2005
“L’immigrazione nel cagliaritano nell’ambito del progetto del Bogino per il rifiorimento della Sardegna”
Passata la Sardegna sotto i Savoia, i primi tre sovrani: Vittorio Amedeo II, Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III cercarono di modificare, elevandolo, il livello economico e culturale dell’Isola. Il livello economico e sociale del nuovo regno era infatti molto basso, l’economia si basava su qualche sporadica esportazione di grano, di formaggio, e di bestiame da carne, era del tutto inesistente l’industria.
L’artigianato, in assenza d’idee e di modelli nuovi, vivacchiava imbrigliato nelle pastoie del gretto conservatorismo dei Gremi, come obbedisse a un ordine che anni dopo divenne la parola d’ordine: “a su Connottu!” degli allevatori che contestavano la Legge delle Chiudende. Sporadicamente qualche commerciante forestiero operava nell’Isola.
Sotto Vittorio Amedeo I, nel 1721, a Stefano Durante, e al suo socio sardo don Pietro Nieddu, fu concesso di estrarre e commercializzare la galena, in sardo “sa galanza”.
Sotto Carlo Emanuele III, il ministro per gli Affari di Sardegna Giovanbattista Bogino di Migliandolo, iniziò una politica intesa a sfruttare e potenziare le risorse dell’Isola incentivando attività industriali, e incrementare la cultura dei sudditi isolani aprendo scuole e re-istituendo le Università.
La realizzazione di questa politica diede origine ad un importante flusso migratorio verso l’Isola.
Nel 1743 fu concesso, all’ingegnere minerario svedese Carlo Gustavo Mandel, console di quella Nazione presso il Regno di Sardegna, ed ai suoi soci, l’inglese Carlo Brander e il tedesco Karl von Hölzendorf, di realizzare una fonderia per piombo e argento a Villacidro, (la Karl’s Hütte) Per lavorare in questa fonderia vennero numerosi nell’Isola, dalla Germania: minatori, fonditori, raffinatori, fabbri, muratori, e persino carbonai.
Nel 1750, fu concesso al duca di San Pietro, ed al cavaliere Bonvini, di realizzare saponifici.
Nel 1751 fu concesso ai negozianti di Chambery, Giacomo e Giuseppe Maria Peretti di realizzare una fabbrica di vetri in lastra.
Nel 1757, su ordine del Bogino l’ispettore minerario Spirito Benedetto Nicolis di Robilant, inviò nell’Isola i luogotenenti d’Artiglieria Gio Stefano Ponzio e, alla morte di questi, Pietro Belly, insieme a altri tecnici (il caporale Palet ed il “bombista” Risson) per il controllo della concessione Mandel.
Nel 1758 fu concesso al savoiardo Antonio Monet di fabbricare palle e pallini di piombo. Nello stesso anno fu concesso allo spagnolo Salvatore de Binos di fabbricare cappelli.
Nel 1762 il viceré cavaliere Giambattista Alfieri venne autorizzato a concedere provvidenze a chi volesse impiantare industrie nell’Isola.
Nel 1763, al francese naturalizzato cagliaritano, Stefano d’Audibert Caille, fu concesso di impiantare una fabbrica di carta, cartoni, carte da gioco e tarocchi. Nello stesso anno fu concesso al francese Guglielmo Gassier e al suo socio Stefano Gorziglia di impiantare una fabbrica di cappelli di feltro. Perchè potesse lavorare nella fabbrica di cappelli del Gassier fu persino graziato e inviato in Sardegna, il disertore dal Reggimento dei Dragoni della Regina, Filippo Ruello.
Nel 1766 fu concesso alla Compagnia Reale delle Miniere d’Arzana, società costituita dai cagliaritani don Ferdinando Nin y Lima, e don Giovanni Battista Alesani, e dai francesi, abitanti a Cagliari, Giovanni Nittard , Giovanni Baylle e Giuseppe Callamand, di estrarre e di commercializzare l’antimonio, ricavato dalla stibina, un filone della quale era stato scoperto a Ballao, e di estrarre i minerali di piombo e argento dai filoni di Monte Narba, nel Sarrabus.
Nello stesso anno era concesso allo stesso Giovanni Antonio Nittard, che risulta domiciliato a Cagliari fin dal 1744, di estrarre e produrre Allume di Rocca dalle rocce alunitiche di Segariu.
Per dare maggiore risalto alla scoperta dei filoni di magnetite d’Arzana e di Ilbono, il Bogino si era fatto costruire, con il ferro ricavato da un grosso campione di minerale ferroso che gli era stato inviato a Torino, una spada, con la lama “alla moda di Spagna” e l’impugnatura ageminata d’oro “alla moda di Parigi”.
Ovviamente tutte le concessioni implicavano l’immigrazionenell’Isola di persone esperte per le lavorazioni connesse.
Nel 1766 entrò in funzione, a Cagliari, la Regia Fabbrica delle Polveri, con personale specializzato venuto dalla terraferma, quali: il Capo Polverista Eusebio Nicola, il sottotenente d’Artiglieria De Buttet, il “Polverista” Ratti, il “Macchinista” Mattey, e il Capo Polverista e Raffinatore dei Salnitri Antonio Maria Pallet.
Nel 1767, il marsigliese Francesco Carbonel, venne autorizzato ad estrarre, ogni anno, 6.000 cantara (pari a circa 210 tonnellate) di “galanza”, 1.000 cantara della quale, annualmente, destinate al negoziante nizzardo Mattia Goffi. Nel 1769, non essendo stata realizzata la fabbrica di sapone la cui concessione era stata concessa a Giovanni Giuseppe Fornasier, la concessione fu intestata ai francesi Francesco de Montmain e Baqui Rey: Nel 1770 il Montmain si ritirò dalla società.
Nello stesso anno, constatato che nell’Isola mancavano “…maestri muratori, falegnami, ferrai per l’esecuzione delle opere anche le più usuali occorrenti al Servizio Nostro, e del Pubblico, e che senza farne passare da terraferma alcuni di abilità sperimentata in ciascuna di dette arti per supplirvi, e formare degli allievi, non sarebbe possibile di provvedervi in modo efficace, e corrispondente alle pubbliche esigenze…” il sovrano inviò, dalla terraferma, quattro soggetti capaci, compreso un sergente che avrebbe diretto gli altri operai nei lavori, quattro falegnami e due ferrai.
Nel 1772, il negoziante Francesco Vodret fu autorizzato a importare, per sei anni, 12.000 “boete” di tabacco d’Olanda, detto “Avana Sainet”.
Nel 1773 fu costruito, a Sassari un frantoio per olio, in modo che potesse servire da modello per gli altri oleifici dell’Isola, e furono inviati, da Oneglia, alcuni esperti innestatori e frantoiani per istruire i sardi, sia nella coltivazione razionale dell’olivo che nella produzione dell’olio.
Nel 1774 giunsero nell’Isola i figli del capitan tenente Ugo, venuto nell’Isola nel 1770 con le funzioni d’ispettore della Regia Polveriera; il primo dei quali, Giambattista, già applicato all’Azienda del Tabacco in Piemonte, divenne scritturale dell’Intendenza Generale, il secondo, Giuseppe, divenne direttore della Fabbrica delle Polveri.
Nel 1778 fu concesso, al piemontese Giacomo Marlet (o Marletto), di costruire, a Cagliari, un mulino da grano.
Per quanto concerne la cultura, il provvedimento più importante fu la re-istituzione delle Università dell’Isola. Limitandoci, per attenerci al tema di questa giornata di studio sull’immigrazione, alla re
istituzionedell’Università di Cagliari, nel 1764, è doveroso sottolineare che l’iter fu faticoso e contrastato. Infatti gli stessi cattedratici
sardi erano contrari perché temevano che l’arrivo di nuovi cattedratici dalla Terraferma avrebbe ridotto o comunque limitato il loro prestigio e i loro emolumenti.
Ma i più accaniti avversari furono i Gesuiti, i quali temevano che l’arrivo di professori, pur appartenenti alla Compagnia di Gesù, ma d’impostazione culturale francese, avrebbe modificato l’impostazione culturale spagnola da loro tradizionalmente seguita. Incominciarono infatti ad arrivare, dalla terraferma, i professori di Materia Medica Paglietti, di Botanica De Gioannis, di Chirurgia Plazza, i Padri scolopi Oggero di Sacra Scrittura e Lingue Orientali e Fassoni di Morale, il Padre agostiniano Fabi di Logica e Metafisica, e i Padri Beccaria di Fisica e Gerdil di Etica.
Per l’esecuzione dei lavori pubblici vennero, dalla terraferma, il capitano ingegnere Belgrano di Famolasco, l’architetto Borra, il regio misuratore, poi architetto Viana, l’esperto nella costruzione dei porti Alagna, e impresari come il Massei e, per la gestione del Regno, uno stuolo di impiegati e funzionari statali di vario grado.
Vennero poi, commercianti nizzardi come i Romero, gli Arnoux, i Terris, i Vivanet, gli Arthemalle e tanti altri, i podatari d’importanti feudi come i Grondona e i Therol, i consoli di Nazioni straniere come, per la Svezia, Mandel e Brunberg, e per la Spagna Baylle e, infine i reggimenti mercenari tedeschi von Ziethen, e svizzeri Meyer, e per la marina i capitani inglesi Atkins e De Havilland.
Commenti
Ricerca origine antenati Vodret sbarcati in Sardegna dal Piemonte o Savoia
Febbraio 26th, 2014