At nobis, pax alma, veni, Anno Domini 2010!
Tutti vogliamo la pace, ma spesso facciamo scattare dinamiche di guerra. Non la pensi come me? Ti dichiaro guerra! Per fortuna a parole.
La tolleranza sembra un metodo sconosciuto ai più. D’altra parte ognuno di noi si batte per la verità, per la sua verità, per cui si finisce per entrare in contrasto tra moglie marito, tra genitori e figli, tra gli stessi fratelli, tra parenti, tra amici. Il precetto cristiano di amare il prossimo come se stesso è spesso obsoleto.
Come faccio però ad amare chi semina l’odio, chi uccide in modo reale e virtuale? Posso solo perdonare per alti motivi spirituali, ma l’istinto ci porta a ribattere colpo su colpo. Ognuno crede di avere in serbo l’unica verità: il carnefice e l’ucciso. E’ una selva inestricabile. Chi può darci la pace vera è solo Iddio per i credenti, per cui non ci resta che pregare. La pace, però, quella vera, possiamo augurarcela agli inizi del 2010, sapendo che con la pace gli uomini hanno tanto da guadagnare per lo spirito e per il corpo. Meditiamo, una volta tanto, sui versi di Albio Tibullo: “Interea Pax arva colat. Pax candida primum duxit araturos sub iuga curva boves. Pax aluit vites et sucos condidit uvae, funderet ut nato testa paterna merum; pace bidens vomerque nitent. At trista duri militis in tenebris occupat arma situs.” ” […] At nobis, pax alma, veni spicamque teneto, perfluat et pomis candidus ante sinus.” (1)
La pace coltiva i campi. La pace per prima condusse sotto i gioghi ricurvi i buoi per l’aratura. La pace alimentò le viti e produsse il vino, perché col calice il padre potesse offrirlo al figlio. Con la pace risplendono l’aratro e il bidente e le armi del feroce soldato giacciono in un’oscura armeria. Tu, alma pace, vieni, stringendo una spiga e davanti alla tua candida veste ci sia abbondanza di frutta. (1) (Libera traduzione di A. T. )