La claramontana commedia di Ange de Clermont
I Cantica
l’inferno in 10 canti
Canto I
Nell’ultima discesa della vita
sento vergogna per li miei peccati
penitenza farò gridando aita
da prima nell’Inferno dei dannati 4
Di poi salirò al Purgatorio
con il lavacro della penitenza
innevato scalerò il Promontorio
dove potrò aspirare alla Sapienza.8
O padre Dante che hai salvato l’alma
dopo il viaggio dell’ espiazione
reggi deciso la mia povera salma
nella sua ascesa verso la redenzione. 12
La notte era profonda nel mio cuore
le stelle eran nascoste dalla luna
per i peccati miei provai dolore
quando m’apparve una figura bruna16
“Sono Dante Alighieri “ disse tosto
”Non macerarti tanto e vieni meco
“Con me non finirai di certo arrosto”
ti salverò dall’infernale speco” 20
-Come potrò passare sui carboni
non ho le scarpe adatte, illustre Dante
Lascia che pensi a ciò che mi proponi
e acquisti scarpe ignifughe innante” 24
Se l’anima vorrai salvare intera
Non tentar Dio con tennica bastarda
Per sua grazia avrai la sicumera
Di camminar sulla spiaggia infingarda 28
Venti secoli vi fanno andare interi
Senza capire il senso dell’essenza
Voi del progresso siete ognora fieri
Senza veder che andate alla demenza. 32
Uomini privi di vero intelletto
Vi siete trastullati come folli
Con l’ir lontan di Dio dal cospetto
Avete reso gli spiriti molli. 36
Levati uomo tardo ai sentimenti
Levati peccator senza ritegno
Levati è giunta l’ora che ti penti
Se finir non vorrai fuori del Regno. 40
Come il sol invia i suoi raggi
All’orizzonte prima d’apparire
Subito accolsi li consigli saggi
Levandomi dal letto per partire 44
Alla sinistra del fiorentin rubelle
Mi posi obbediente come un figlio
Sia pur tremando tutto nella pelle
Come la brezza fa tremare il tiglio. 48
Un vento caldo tosto ci sospinse
Nella peggior burella della terra
Di nero fumo entrambi ci dipinse
Come lo nero che il camino inserra . 52
Ignoro il tempo che fummo sospinti
Verso le fondamenta della sfera
Soltanto dal calor fummo convinti
Che del mattino era giunta la sera. 56
Finalmente sostammo su scogliera
Di un mar di fuoco pien di forsennati
All’orizzonte era scesa la sera
La notte era privata di stellati. 60
-Come ci salveremo d’esto foco-
Gridai deciso alla guida audace
-Maestro mio torniam indietro un poco
che questa non è oasi di pace- 64
“Calma, figliolo greve di peccati,
Ancora è nulla quello che tu vedi
Ascoltare dovrai questi dannati
Prima che dalle colpe ti ravvedi. 68
Tu hai violato li dieci comandi
Che furon dati a tutti a salvamento
Or sentirai delle colpe li bandi
Con sovrappiù un adeguato aumento.” 72
Udimmo allora l’urlo di un dragone
Di rauca voce e di cipiglio orrendo
-Anime giunte qui pel guiderdone
finite di gridar se no vi pendo! 76
Avanzin pria color che si adoraron
e credetter nell’io della lor mente
nel più profondo brago navigaron
or dragoni saran nel fuoco ardente.” 80
Allor mi strinsi forte allo mio duca
Temendo che pur io mi trasformassi
Come lo vin rende la donna ciuca.
Indietro ci spostammo, dietro i sassi. 84
Dentro quel foco solforoso e ardente
Vidi tanti dragoni alto levarsi
E precipitar giù nella corrente
Che lambiva di presso i nostri sassi. 88
-Maestro mio, pensai talor d’esser un dio
Con la moral congiunta allo mio velle
Ora mi pento e cupio fieri pio
E al primo iusso non vo’ esser rubelle. 92
Dragon non voglio proprio diventare
Né scuffare di foco in rubro corso
Ligio ai divini iussi voglio stare
E non lambir del foco ardente morso.- 96
Sta cheto peccator di presunzione
non ire più contro il voler divino
violando tu la prima vera iussione
obbedir dovrai come un bambino.” 100
Mentre sentivo urla e caldo insieme
La possa del mio spirito si perse
E caddi a terra privo della speme
Che ciascun om dentro lo petto inserse.104
“Non avrai altro Dio fuor che me”
mi rintronò di dentro voce arcana
e il buon duca mi trasse verso sé
ridandomi vigore in quella tana. 108
Dal cuore partì: -Peccavi, miserére-
E dalli occhi uscir lacrime molte
Come a Santa Giusta per lo bere
L’acqua sorgiva nelle palme colte. 112
“Vergine delle valli e dei monti
fa che le colpe di mia presunzione
siano perdonate con gli sconti
e di tutte ottenga assoluzione. 116
M’apparve allor l’arcangelo Michele
Di luce scintillante come stella
– Liberato or tu sei da questo fiele
che ti fece salir spesso in predella.- 120
-Nulla son io Arcangelo beato
peccavi miserère , miserère peccavi
rigetterò per sempre il mio reato
e fa che dal peccare tu mi salvi.-124
Canto II
Di poi che l’Arcangelo scomparve
Volsi lo sguardo verso lo torrente
Cercando d’osservar la gente grave
E a conoscer qualcuno posi mente 4
Lo duca a me: “Ora che sei assolto
Non temer di guardare li dragoni
Che dentro la corrente tengon volto
Mentre di dietro fanno orrendi truoni. 8
Tra poco mostreranno pur lo muso
Mentre lo soma scenderà nel brago
Nell’immersion del foco come un fuso
E di annotarli tu sarai ben pago. 12
Di botto la corrente corse indietro
Quasi sospinta da una forza bruta
Così come di corsa torna il metro
Dentro custodia che pria lo risputa. 18
Allor vidi le facce deformate
Di quelli che ai lumi furon ligi
Dagli occhi e dalla bocca le fiammate
Mandavan li dragoni di Parigi. 22
Montesquieu, Voltaire e Robespierre
Rousseau, d’Alambert e Diderotto
Parevano dei folli in un parterre
quando lo senno lor veniva rotto. 26
“Insipienti cervelli illuminati
che avete cancellato in Dio la fede
quivi i dolori a carboni infiammati
patite, questa sarà la vostra sede. ” 32
Urlò lo mio maestro furibondo
Soggiungendo feroce con la voce
“Figli diretti del cherubino biondo
che spinse Cristo a morir sulla croce. 36
Scuffate nello brago del dragone
e per l’eternità mangiate foco
ebbriatevi del giusto guiderdone
mentre il vostro cervel diventa loco.” 40
Calmatosi un poco il mio maestro
Il collo porsi oltre lo suo braccio
Per mirare se anche in quel capestro
L’amico di Bologna s’era caccio. 44
Mi rivolsi a lui con tremore
-In questa di dragoni rubra schiera
C’è lo sito dell’amico mio del cuore
Sebbene ancor non sia venuto a sera?- 48
-Digli che penitenza faccia molta
considerando la magna intellighenzia
di cui costì verrà una mandria folta
le cui menti andran tutte in demenzia. 52
-Maestro mio, posso fare richieste?
E da Bologna verrà una schiera magna?
In quell’urbe ci sono molte teste
Che del cervel fan florida cuccagna.- 56
Allora il mio maestro tutto preso
Da forte sdegno e da grande furore
Si volse alla città tutto compreso
Tanto che ne provai mesto dolore. 60
-Aih Bologna, Bologna ahi ahi
lo mondo sentirà li tuoi peccati
e i tuoi figli che mandan tristi lai
nell’infernal corrente dei bruciati. 64
Bologna ben satolla e disperata
Dotta e rubra, sazia fino al collo
apprestati a gustar la gran fiammata
che già t’è pronta nell’infernale sgrollo. 68
L’universal giudicio ormai s’appresta
per lo scuffare intra i rossastri ardori
dei figli tuoi che fuggon la minestra
e mannican li porchi tra i furori. 72
Di poi li peccatori di forchetta
dati si sono in braccio a Carlo Marsi
negando la dottrina loro detta
dallo Santo Dottore degli Intarsi. 76
Verrà giudicio sia per la forchetta
quibus deorum venter est, nei passi.
Condanna ci sarà per la Pandetta
di cui si gloria detto Carlo Marsi. 80
E non parliam delli carnal peccati
che portano le coppie dietro Fiera
agli scambi lubrìchi e innominati
in presenza dell’infernale schiera. 84
Ahi Bologna, Bologna ahi ahi!
Obliando li dieci santi iussi
dritta verso l’inferno te ne vai
in mezzo a questi fochi più corrussi. 88
Ma lo peggior peccato che tu fai
è quello d’esser ritta verso il Cielo
con la jattanza de’ tu’ samurai
che cinciano di scienza senza zelo. 92
Sollevan fieri gli occhi verso il Cielo
gridando “Non ci sei, Signore Iddio”
nell’ arrovello di cotanto zelo
e vanno incontro all’eternale fio. 96
E San Petronio nella tomba piange
vedendo la città priva di fede
e il Cardinal di strali manda frange
per stornare dal mal l’incauto piede. 100
Ma i Bolognesi presi dal “terreno”
nei portici banchettan fino a tardi
mangiando li salami a tutto spieno
mescolando tortelli con i lardi . 104
Quelli ch’hanno dismesso li peccati
s’aggiran fuori-portici vestiti
burattinando come li Crociati
quasi da follia greve imbaldanziti. 108
Suonan tamburi e suonano le trombe
gorgheggian cori alpini e cori alpestri
gorgheggian cori su morte che incombe
tanto che ormai dei zombi li diresti.112
Solo le chiese solitarie stanno
e solo soffre il Cristo l’agonia
nessun fedele osa prendere panno
per piangere cotanta malsanìa. 118
Bologna tanto rossa quanto nera
dati alla penitenza della frusta
metti il cilicio da mattina a sera
per li peccati ch’oggi ti fa onusta.” 122
Canto III
Lo mio maestro tacque rubro in viso
Ed io assai triste dentro il cuore
Disperai tosto del bel Paradiso
Per l’urbe destinata a quell’ardore. 4
Guardai nel foco e vidi noti lumi
Lessingo e Reimarusso con Herdero
Mendelssone con Wolfo tra quei fumi
E Kant, il crucco, che tutti battéro. 8
-Ahi- mi rallegrai col mio maestro
-Qui per fortuna non c’è il bon Gian Vico!-
E lo duca rispose: “Ei nel capestro
Volteggia, come dalle foglie il fico. 12
Lo vedi là con Pagano e Genovesi
di là c’è pure Beccarìa lo giurista!”
-Mamma mia!- Gridai coi nervi tesi:
-Son tutti abbruciacchiati in questa pista .-18
“Di questi illuminati baldanzosi
non se ne salva manco una partita
Al posto del Signore gli altezzosi
posero il lume della lor sortita “ 22
-E i Verri, duca mio, e Condigliacco
E lo Cartesio e Locche e Russellone
“ Tutti bruciati sono nello stesso sacco
Una col presuntuoso Niutone .” 26
-Chi mai potrà salvarsi tra costoro?
E Fermi e Aistaìno e i gran tedeschi?
“ Tolsero Iddio dal loro tesoro
perciò dentro sto foco li ripeschi.”30
Allor mi disperai piangendo forte
Pensando agli Uariani e a li Massoni
“Cambino testa se vogliono altra sorte
Altrimenti finiranno tra i carboni.” 34
Sentenziò lo maestro infuriato
“Credono tutti d’esser Salomone
invece han lo cerebro impantanato
al posto della testa hanno un popone. 38
Immersi in fiamma d’eterna durata
vorran morire ,ma mai moriranno
han ricevuto gloria avvelenata
e per l’eternità tal qual l’avranno.42
Uomini di cervello assai briacato
Ponete mente a li divini iussi
Se finir non vorrete in combinato
Di zolfo e foco e acidi corrussi.” 48
Di poi che lo maestro tacque un poco
Osai guardar silente in quella bolgia
Per curiosar se qualche vecchio loco
Era finito pur lui in quella forgia. 52
Vidi così bollire in prima fila
Tutta la greppia del ricco cuneese
A cominciar da lui che dalla Sila
Giunt’ era a tirare il fin del mese. 56
Caccàrri vidi e Barracciòlo ardenti
Che rotolavan come due carboni
Anche di lì facean gl’impertinenti
Chiamando tutti:” Grevi bacchettoni”. 60
E vidi lo dragon Fauce di fuoco
Che qui pagava le sue ciance altere
E si moveva come un bieco loco
Come tra i fumi delle ciminiere. 64
Nascosto fra i dragoni rosseggianti
Vidi lo doglianese più illustre
Con il ventre prolasso e zampe avanti
L’aria aveva d’animal lacustre. 68
Non volle che guardassi la sua faccia
livida come un om battuto a pompa
gli occhi neri avea d’una beccaccia
e il naso adunco pronto per la zompa. 72
“Hai visto piemontese batticassa
volevi sol far soldi a piene mani
or dell’inferno soltanto sei gran massa
ed hai forma trivial di deretani!” 76
Non rispose all’insulto lo dragone
Si tacque come tacciono li bovi
Quando dello morir giunge l’agòne
Soltanto concionò con gli occhi torvi. 80
La corrente dell’infernale fiume
Tanti draghi covava nel suo corso
Quanti girini ogni gran stagno assume
Dalla Maremma fino a capo d’Orso. 84
Chiesi al mio maestro ancora scosso
-Che n’è di Garibaldi e dei suoi fanti?
Di Carducci e del suo cervello grosso
Che allo dragon maggior fece li canti?-88
“Vedi lo laco oltre lo fiume rosso
costoro che giammai si liberàro
della loro presunzion dal fiero morso
rinchiusi stanno nello speco amaro.92
Odi li stridi che mandan tuttavia
Pugnando tra di lor ferocemente
Colpiron tutti la Chiesa Santa e Pia
Perciò pugneran nello zolfo eternamente.” 96
Poi levando la voce tra quei sassi
Lo mio maestro di novo sdegnossi
“O voi mondani, miserrimi e lassi
A che vi servirà mannicar l’ossi? 100
E voi, fea Hiacca e bolso Offreddi,
che d’ateismo propaganda fate
se non mutate li vostri falsi creddi
dentro lo laco in eterno bruciate. 104
Uomini di pensiero e di porchetta
che combattete il Santo Benedetto
se non tornate di Cristo alla Pandetta
finirete bruciati in foco infetto. 108
Lo pensiero avete della Chiesa
Li dieci iussi d’Antico Testamento
Perché non deponete l’ira accesa
E ripensate al vostro salvamento? 112
E voi fautori di morte nascente
e voi seguaci di morte calante
state seguendo carruggio demente
state seguendo lo cammino errante. 116
Fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtude e conoscenza
lasciate presunzion e state muti
chinatevi al Creatore d’ogni scienza. 120
Canto IV
Tosto lo mio signore disse: “Andiamo
Lasciando i nostri passi al piede alto
Nei tornanti del monte discendiamo
A conoscer dei rettili lo spalto.” 4
Come da Casteldoria il Rosso Monte
Scende colà dove Coghìnas scalda
Così scendemmo piano verso un ponte
Per osservare l’infernale mostarda. 8
Stanchi dell’ire intorno al Monte Rosso
Lo mio duca vedendomi provato
“Siediti per veder dentro lo fosso
Dove scuffan color che han bestemmiato”12
Sul ponte mi sedetti assai compunto
Per pentirmi d’aver invan nomato
Dell’Altissimo il nome e dell’Assunto
Tal che da pecca io fossi liberato. 16
-Peccavi Domine, miserere, peccavi
Per ogni volta che t’ho nomato invano
Che lo tuo nome in sui cieli cavi
Sia benedetto e giù nel globo sano.- 20
Mentre andavo orando tutto smorto
Udì da destra giungere una voce:
Che mi diceva: -Puoi andare assorto
Per te pure lo Cristo è morto in croce.- 24
-Codesti lucertoni pien di fuoco
Che con la lingua in fiamme van consunti
Sono color ch’ebbero il parlar ciocco
Ché bestemmiar Iddio pria che defunti?- 28
Urlai in quel fragore alla mia guida
-Qui sotto passan li bestemmiatori
qui sotto stan color ch’han perso sfida.-
Mi rispose lo duca irato tra i vapori. 32
“Ahi genti di Toscana e di Milano
Avete bestemmiato lo Signore
Or friggete lo capo e il deretano
In fra codesto liquido in bollore. 36
Ahi Veneti del mare e della terra
Avete bestemmiato il Creatore
Ora la lingua vostra il foco inserra
Ora piangete invano in questo ardore. 40
Giorno verrà che la rubra Toscana
Popolata da genti di bestemmia
A picco scenderà dentro la tana
Dei misfatti a pagare la vendemmia. 44
E delle altre nazioni i popolati
Lo nomar senza ritegno il Creatore
Con lo zolfo e lo foco i lor reati
Salderanno in mezzo a quel bollore.” 48
Tornando a riguardare qualche faccia
Vidi un gran lucertone incarbonito
Con il felzo in testa avea la traccia
Di colui che nomar tutti Benito. 52
“Questi, disse la guida tutta offesa,
ebbe l’ardire di sfidare Iddio
ma tu sai ben come sotto la fresa
sia finito e bolle entro sto rio. 54
Gli fanno compagnia dei camerati
Che come lui osaron bestemmiare
Qui tristi balleranno affumicati
Come di schiuma va a gonfiarsi il mare. 58
Per lustri quattro hanno comandato
Atteggiandosi a duci del vapore
Qui friggeranno tutto il lor peccato
Qui per l’eternità avran calore.” 62
Guardando acuto all’estremo ponte
Notai di lucertoni folta turba
Con in testa lo felz del nero conte
Che si credea d’intelligenza furba. 66
Lo mio saggio maestro incappucciato
Vedendo la gran ressa dei dannati
Si gonfiò d’ira e come forsennato
Comiciò a mandar strali acuminati: 70
“Ahi serva Italia di dolore albergo
Femmina senza vesti e senza senno
Sei sempre adusa a vendere lo tergo
Al primo duce al primo cacasenno. 74
Se ben rifletti di tra i i tuoi confini
Non si fa che cinciar d’oscene cose
E tracannare i più rossastri vini
E torre al buon popolo le rose.78
Perché non ascoltate Santa Chiesa?
Perché voi non adite i libri sacri?
Perché continuate a batter fresa
Su lubrichi argomenti stolti e macri.82
Vi gingillate coi novi strumenti
Sol per mirar falén di seduzione
Odorate di fogne i rii fomenti
che ponno sol menarvi a dannazione. 86
Lo mondo passerà come saetta
La vita in fretta presto vi consuma
E solo per menar la carne infetta
L’eterna libagione ahimé vi sfuma. 90
Tornate ancora mesti e penitenti
Alla virtù che l’omo eleva al Cielo
Non siate dunque come quei sapienti
Che trattano di scienza senza zelo. 94
Italia ahi, ahi, ahi, Italia, ahi
Come la nave Doria vai a fondo
Nel ribollente oceano dei guai
Invece ch’esser un esempio al mondo. 98
Tra balli e canti all’inferno te ne vai
Per li peccati onusti dei tuoi figli
Che qui da gola chioccian tristi lai
Movendo senza posa i loro artigli. 102
Colpiti a morte come in quel di Spagna
Quando un grande torero imbaldanzito
Lo ferisce di punta e arena bagna
Di sangue rubro ancora inferocito. 106
Uomini di blàsfemia lubra e torva
Tagliatevi la lingua maledetta
Pria che a blasfemar di fuor si mova
Che vi apra dell’inferno via diretta.” 110
Canto V
La mia guida tolse via lo sguardo
Da quel torrente di feri lucerti
E smise di minar con fiero dardo
Degl’itali blasfemi i torti certi. 4
“Ora andiamo oltre.” Mi ridisse tosto:
“Oltre questi dannati maledetti
Andiam più giù di questo rubro mosto
Tra li serpenti ottusi a li precetti.” 8
– Di quai peccati si macchiarono questi?-
io chiesi tutto da timore avvinto.
“Di color che ad onorar furon rubesti
Il giorno santo di corona cinto” 12
-Maestro mio non molto vi peccai.-
“Già, oltre cento Messe hai disertato,
Dando cattivo esempio ai figli c’hai
Ed oggi ancor un d’essi fa il reato.”16
Mentre movevo il passo dietro guida
In un boschetto pien di spine e rovi
Udii d’un colpo di strazio le grida
Salir dal ribollir rubro dei covi. 20
Vidi grossi serpenti in rubra melma
Che strisciavan incerti come bisce
Urlando a tutto petto con la flemma
Quanto lor soma capo e coda unisce. 24
Come a Stintino di Ponza i pescatori
Approdan barche onuste di murene
Così del vasto laco tra i bollori
Comparvero serpenti e non falene. 28
“Costoro aspireran della palude i fumi
Come presso le terme gli ammalati.
Dell’onorare Iddio persero i lumi
Qui per l’eternità saran dannati. 32
Dello tempo lo ciclo essi ignoraro
E dell’anno liturgico il percorso
Or la lor festa nello laco amaro
Passeranno in eterno orrendo morso.”36
-Io pure peccavi, miserere peccavi
perdonami Signore non son morto
penitenza farò in questi scavi
perdonami, per me Tu sei risorto.- 40
M’apparve allor di Tobia il Raffaello
-Perdonato tu sei dai torti gravi
che commettesti senza esser rubello
segui lo ciclo con i sentir savi.-44
Allora la mia guida rubra in volto
Cominciò a gridar con fiero piglio
“Onorate lo Dio che vi ha assolto
lo Padre, lo Spirito e lo Figlio .48
Sei giorni avete per li vostri pigli
Ma il settimo donatelo al Signore
Se il male esempio darete a li figli
Finirete come i serpi nel bollore. 52
Invece andate a stadi andate a feste
Ai monti, al mare, alle verdi colline
Pensate al corpo dentro le paleste
E mai pensate alle cose divine. 56
Su cento anni di vita nella sfera
Avete d’ ore cinquecentomila
Eppure fate che venuti a sera
Senz’onorar Iddio per or seimila? 60
Avete tante chiese e più conventi
Dove li sacerdoti dicon Messa
Ma voi li disertate da dementi
Per fare nell’inferno tanta ressa. 64
E tu Bologna, con le chiese sole
Popolerai l’inferno coi tuoi figli
Di serpenti avrai una gran mole
Come nei boschi crescono li tigli. 68
Andate allo stadio e dietro Fiera
Andate a Brisighella a banchettare
Per tutti ci sarà una sorte nera
Per tutti ci sarà di fuoco un mare. 72
Che dire di Fiorenza bella e chiara
Quando li figli tuoi saranno morti
Saran gettati in questa triste bara
E serpenti saran rubri e contorti. 76
Non parliamo di Roma e di Milano
Qui si va a urlare per il fiero Totti
Presso lo tempio dello dio pagano
Dove si fan luminescenti botti. 80
Guerreggiando tra l’Inter e il Milàn
E in duomo così sgombro di devoti
Del Vescovo i discorsi corron van
Mentre a San Siro sprecano le doti. 84
Italia mia d’antichi santi nata
Dei figli tuoi nel laco dei serpenti
Di murene e di serpi gran masnata
Sarà, se lasci Messa e non ti penti.” 88
Tacque il maestro tutto conturbato
E chiesi a lui ripreso dal timore
-E li sardi andranno in quel torbato
Si salveran dal foco e dall’ardore?-92
“O Sardegna un tempo pia e fedele
del decalogo al terzo iusso esatto,
da che lo rubro Marsi pose piede
altro vessillo altro sentier hai fatto. 96
Di pentimento ancor lo tempo avrai
Altrimenti finirai nella palude
Dove li bolognesi mandan lai
Perché lo foco eterno sotto prude.” 100
E chiesi ancora al mio cortese duca
-E chi si salverà da dannazione
degl’italici petti in gran feluca
Nemmen li Prodi e lor generazione? 104
Io so che quelli a Messa vanno
E cercan d’osservar li santi iussi.-
E lui a me- “Da qui si salveranno
Ma per altro è d’uopo che tu bussi.” 108
-E l’Eco Umberto ripieno di jattanza
Riuscirà pure lui a salvar polpa?-
“Quello non salverà manco la panza
in lui s’annida ben un’altra colpa. “112
-E Paolo Prodi del sacro giuramento
Salverà la sua anima pensosa?-
“Egli osservò detto comandamento
E certo salvo riposerà in Certosa.” 116
-Scusa maestro, e la genìa dei Brizzi
che scrivon di continuo e libri fanno?
“Talor col Marsi fecer lazzi e frizzi,
ma lor lo tempo di salvarsi l’hanno.” 120
-Ahi Paolo, Paolo, attento a seguir Messa
Corri tu dal Caffarra con lo saio
E cerca confession e fai promessa
Se non vorrai finir nel mondo baio.- 124
Canto VI
Con il timore del mio caro amico
Che rischiasse l’inferno chiaro e tondo
Caddi come dall’alto cade un fico
E mi parve d’uscir dal losco mondo.4
Il maestro però con un ceffone
“Sveglia” mi disse” Noi or su andiamo
dove lo ponte scende in sul roccione
e tra li gechi rubri procediamo. 8
Debbo condurti sotto quel burrone
Dove altro fiume di foco ardente passa
Se non vorrai finire nel mattone
Senza pagare la dovuta tassa.” 12
-Maestro mio io sono disperato
pensar dovrò ad altro manco iusso
pianger dovrò un altro mio peccato
con l’oblio dei miei prendo lo busso.-16
Rispose lui a me chiaro e palese
“Quante volte li tuoi hai trascurato
senza precar per l’anima cortese
che fantolin al mondo ti ha portato. 20
Né per matre e per patre hai orato
Lungo la vita tua d’eventi piena
Perciò ai rei gechi or ora sei portato
Questa scala proprio laggiù ci mena.” 24
Così scendemmo lungo una montagna
Simìl del Cabiròl la lunga scala
Che di Nettun la grotta si guadagna
Del monte Capo Caccia nella cala. 28
Al posto del liquor c’era lo foco
Che ribolliva come quando il mare
Invece di ristar diventa loco
Allo maestro vollimi accostare. 32
“Guarda mi disse dentro questa bolgia
come codesti gechi fan la danza
sembran carboni in mezzo ad una forgia
quando lo fabbro fa del fer mattanza.”36
-Maestro mio, risposi,- Non son gechi
son grossi come i grossi drillicoco
non senti della danza i tristi echi
omini son pur questi d’esto foco.- 40
“Omini son che non hanno onorato
la matre il patre giusto quarto iusso
dentro sto mare patiscon tal peccato
grosso e feroce resta il loro busso.” 42
Lo patre mio del verso e non del gene
Tenendomi ristretto allo suo fianco
Mi strinse forte viste le mie pene
Fino alla meta dell’ultimo calanco. 48
Presso una quercia rorida e ombrosa
noi ci fermammo a riguardar li gechi
la vista apparve ancor più timorosa
di quanto visto aveam dagli alti spechi. 52
L’anime urlavan come forsennate
da gechi mascherate in foco ardente
e l’un con l’altra si davan zampate
come recluse da testa demente. 56
-Maledetto lo patre che mi ha fatto
sia maledetta la madre genitrice
potessi ritornare come non nato
per non dover soffrire in queste micce.-60
Urlavano talmente così forte
Che mi strinsi vicino allo mio duca
Gridando anch’io:- Giammai codesta sorte
All’oblio dei parenti mi conduca. 64
Signore mio peccavi miserere
Pregherò per mia matre e il patre mio
Di cuor mi pento per tutte le sere
Che per entrambi non implorai il buon Dio. 68
Pregherò, pregherò per tutto l’anno
Nel cercar d’alleviar le loro pene
Se nello Purgatorio tanto affanno
Paton, per via delle mie mene.72
Maestro andiamo qui non si respira
ho visto quanto mal l’omini fanno
quando sfidan di Dio la sacra ira
mancando d’onorar chi vita danno.- 76
“Andiamo disse tosto la mia guida
li fumi di codesta rea masnata
non dovranno fermare la tua sfida,
or vedo che ti penti dei peccata.” 80
Appena così disse il mio signore
Sentiì lo core farsi più leggero
Provai per li antenati grande amore
E dell’amor che n’ebbi n’andai fiero. 84
Partimmo mantinente da quel sito
Verso la bolgia che più giù discende
Percorrendo un sentiero meno ardito
In palude stagnante che piè prende. 88
“Di Caino è la bolgia che ristagna
In questa nebbia piena di vapori
Qui d’anime ree è turba magna
Qui spenti stanno assai gli uccisori.” 92
-Questo peccato giammai io lo commisi
o buon maestro, perciò non darmi scacco-
“Taci “rispose lesto “Non far risi
quante volte hai disiato dare smacco. 96
Quanto volte lo core volle morte
Ti bloccasti pensando alla galera
Altrimenti avresti questa sorte
Non sempre la tua scelta fu sincera.” 100
-Miserere peccavi, misere di cuore
L’istinto tante volte volle morte
Ma pria frenando tutto il mio bollore
Feci la scelta d’una miglior sorte.- 104
“In questo stagno greve e maledetto
Stanno milioni di guerrafondai
Han sembianze schifoso d’un insetto
Che vive e campa sopra i letamai.108
Di grosse blatte han forma li dannati
Scuffano nello stagno senza fine
Si cibano di fuoco e di zolfati
E muovonsi in eterno in questo crine. 112
Qui con Caino giace Stalìn e Hitlér
Qui scuffa Mao e li scherani suoi
Qui pure giaccion brigate di mestier
Qui giaccion e urlan come laidi buoi.” 118
Canto VII
Tacque la guida del mio peregrinare
Per lachi e stagni pien di zolfo e foco
Tacque e per un tratto volle avante andare
Lasciandomi da lui lontano un poco. 4
-Maestro mio ché solo tu ten vai
Mi vuoi lasciar soffrire in esto loco
che brucia polpe e non s’arresta mai
dal timor io potrei venirne ciocco.- 8
Si fermò lui ancor pensoso e mesto
“Codesti che nel foco van bruciando
Han ridotto la storia come un pesto
Tutto ciò la tristezza mi sta dando. 12
Omini senza cuore e senza senno
Han praticato l’odio e non l’amore
Han voluto imitare il fiero Brenno
Invece di seguir Nostro Signore. 16
Sotto le stelle del firmamento cavo
A mani alzate a Dio precar dovranno
L’omini se vorran lo mondo salvo
Se non come a Gomorra periranno. 20
Color che la ragione idòl han fatto
Color che andati son dietro li sensi
Color che i sentimenti han soddisfatto
Color che credon ne li corpi densi 24
Una con quei che dietr’ Aistain vanno
Oppure a Niutòn danno credenza
Quando lo mondo finirà sapranno
Che il lor saper non fu che parva scienza. 28
Omini di cervello molto corto
La sapienza divina è tanto vasta
Che lo vostro saper è solo un orto
Chinatevi al Creator questo vi basta. 32
Avete voi seguito quella rotta
Che spinse Ulìs a correr per lo mare
Vi troverete in bolgia a schiena cotta
Con li teoremi vostri e le fanfare. 36
Ascolta tu che alla potenza miri
Ascolta tu che la ricchezza vuoi
Eco lontano d’annaspanti ghiri
Per i campi muggito sei dei buoi 40
Come passati son l’imperi Astechi
Passeranno le brame forsennate
I vostri disiar diverran secchi
Le vostre casse verranno bruciate. 44
America Europa e Cina intera
Con li gingilli vostri brucerete
Di voi non resterà in ammosfera
Che li fumi di poche sigarette. 48
Africa e India e Oceania tutta
Finirete in frantumi come cocci
In una pozza orrenda laida e brutta
Che per lo piagner non ci saràn li occi.” 52
Tacque lo mio maestro infuriato
E attesi un poco pria di fare moto
E chiedergli il perché del profetato
Con quella voce e con quell’arcigna foto. 56
Riprese poi a camminare in giuso
Lungo la costa d’un burròn profondo
Tal qual vid’io allungando lo muso
A Teriàl di Baravàl nel fondo. 60
Dove li avi miei furon felici e paghi
Con pecore con capre e con sementi
con frutti ed orti e l’arte degli aghi
che l’ava mia tesseva a chiare menti. 64
Ma mentre al fondo delle Valli amate
Di Claramonte mia patria adorata
Scorreva lo Giuntùras con cascate
Quivi accogliendo un’orrida masnata 68
Scorreva un fiume putrido e fetente
Di ributtanti e viscide anguille
Che si facean gestir dalla corrente
Che mandava di schiuma assai scintille. 72
Mi volsi alla mia guida spaventato
-Mio duca, mia difesa, mio signore
chi navica in quell’orrido fossato
lo puzzo è tanto e greve lo fetore?- 76
Rispose lui a me pronto ed esatto
“Qui navican le schiere di coloro
che soli o in compagnia hanno peccato
usando il tatto senza alcun decoro. 80
Del corpo han fatto abuso forsennato
Gettando via li semi invan fioriti
Come facea Onàn nel tempo andato
D’Israel dispregiando i chiari orditi. 82
Quivi egli corre insieme a quella schiera
Che il sesto e il nono iusso calpestò
Gli adùlteri qui van lungo la ghiera
Qui lo dragon lussuria rimestò-86
-Peccavi-urlai-peccavi miserere mei
pur io tra queste anguille dovrei stare
Cotanto gravi furon li peccati miei
Lontan da questo rio or voglio andare.- 90
“Dovrai girar ancora in queste sponde
or dunque discendiam lungo la riva
lungo il costone che racchiudon l’onde
dovrai soffrir ancora in questa stiva.” 94
Scendemmo in un sentiero assai ristretto
Lungo il roccione immane e rubro molto
Alla guida m’accostai con pio rispetto
Mentre da fier dolor venivo colto. 98
Giunti che fummo lungo quella riva
Caddi per terra come un sacco pieno
Uscì dalla mia bocca alla deriva
Amara bava ed io lì venni meno. 102
In quell’orrido andar della corrente
Mentre giacevo nella spiaggia smorto
Udii una voce chiara e onnipotente
-Cristo per te é morto ed è risorto!-106
Michele ricomparve dentro il sogno
-Ti sei pentito ed ora vai assolto,
ma di peccare ancor non hai bisogno
perciò di penitenza fanne molto.- 110
Mi risvegliai accanto allo mio duca
Che mi diede la mano per levarmi
“Per questi liti è ben che ti conduca
e senza tema tu dovrai ascoltarmi. 114
Qui giaccion le falén del Novecento
Che diedero la stura al mondo intero
Dimenando le gambe a pieno vento
Mostrando poppe con lo basso intégro. 118
Qui come anguilla altero si dimena
Lo sciocco Valentino impomatato
Qui scuffa dentro la corrente piena
E manda fuor lo puzzo d’un fognato.” 122
Canto VIII
Qui giace lo d’Annunzio dello Bruzzo
Come un’anguilla simil a un delfino
Qui giace e mandan orrendo lo puzzo
Le donne tutte che gli fur vicino. 4
Giace qui Marilin la scandalosa
Tra gli ardenti vapori va gridando
Perse il pudore e diede la sua rosa
Ad illustri campioni di comando. 8
Giacciono qui le donne scostumate
Che si gloriaro dei loro peccati
Qui da scintille sono circondate
La corrente le mena con boati 12
Chiesi al maestro timido e cortese
-E di Bologna e Fiorenza c’è ressa?
“Qui tutti puzzan per le loro intese
Con furori carnal che foco intessa. 16
Ahi Bologna e Fiorenza tutta
Avete colto l’albero e la mela,
delli piacer giunti siete alla frutta
dei vostri mal tessuto avete tela.”20
-Maestro mio e li omini di Stato
Faran tutti la fine delle anguille
Scuffando il brago di questo torbato
Di peccati costor già ne fan mille?- 24
“ Se non muteran vita e compagnie
anch’essi qui verranno a banchettare
saranno abbruciacchiati in queste vie
e in aeternum qui dovran scuffare.” 28
-Maestro e quei della Smeralda Costa
Saranno tutti arrosto in esto fiume?-
“Di quelli non si salverà nemmen la crosta
Patiranno in codeste losche brume.”40
-E Las Vegas, Parigi, e Carlomonte
Dove li giocator si vendon panno?-
“Viscide anguille qui faran da ponte
E per l’eternità patiran danno.” 44
-E li chierici da lussuria avvinti
In esto ardente foco periranno?-
“Nessun di lor si salverà coi cinti
Ma nell’eterno brago scufferanno.” 48
-Maestro mio, e di Ollywood li attori
Avranno d’essi qui la lor doglianza?-
“ Periran tutti infra questi bollori
e qui porranno fine alla lor danza.” 52
“Deh lasciamo oramai questa puzzagna”
Dissemi lo maestro pien d’affanno
“ Or lasciamo del fuoco la cuccagna
a quest’anime prave e il grave danno. 56
Ora in alto noi leviamo il piede
Dove la grande turba dei ladroni
di rossastri ramarri ove risiede
nel grande laco dietro quei roccioni.” 60
Come sopra la villa di Gallura
Sovrastan monti come biechi denti
Così del laco attorno alla cintura
Dei ladri il foco mandava fomenti. 64
Udimmo le urla di sti forsennati
Che avean rubato sia nel mar sia in terra
Che per l’eternità verran bruciati
Nel rubro laco che lor corpi inserra. 68
E come nella borsa di New Iork
Li agenti gridan come gli ortolani
Così gridavan tutti i laidi pork
Che rubato avean a piene mani. 72
“Tutti i mercanti dello mondo intero
da Londra, da Parigi e da Milano,
da Pechino da Tokio e d’Asia impero
di certo andranno in codesto pantano. 76
Color che di ricchezza cinti vanno
Se questa avranno colta con reato
Qui dentro a nuoto con cocente affanno
Patiran in eterno il lor peccato 80
-E d’Ichnusa li sardi pastori
Che ruban capre e pecore altrui?-
“Anche costoro dentro quei calori
arrostire dovran nei vani bui”. 84
-Maestro, e della mafia i biechi latri?-
“Di certo finiran qui abbrucciachiati
e per foco verran rubesti e macri.
Con doppia pena per doppi reati!” 88
-E Catilina con tutti i governanti
che han preso li dinari sottomano?-
“Qui patiran codesti altri birbanti
E del profondo laco avran sottano.”92
Di poi ch’ebbe risposte alle dimande
Lo duca si fermò puntando il dito
E dell’Italia intér contro le bande
Feroce si scagliò con quest’ordito: 96
“Italia mia, tu puoi andare allegra
Ché dell’inferno i figli tuoi son osti
Sani di corpo e d’anima ben egra
Invan da Paolo e Piero salva fosti. 100
Tu il vicario hai di Cristo in terra
Ma di ciò tu non fai profitto alcuno
In figli tuoi si fan continua guerra
Che nei lachi d’inferno fan raduno 104
Tu blasfema, tu superba, tu impudica
Tu ostel di ladri e di lussuria albergo
Sfidi lo Ciel perché ti maledica
Al vero, al buono, al santo porgi tergo. 108
Muta costumi e muta il tuo tracciato
Ripercorri le sante vie del pellegrino
Pensa all’eterno e ai santi del passato
E immantinente muta il tuo cammino. 112
O gente senza fede e senza senno
O gente catta da bieca letizia
Apprendete dal foco cui fo cenno
Per iniziar la via della mestizia. 116
Ponetevi il cilicio attorno ai fianchi
Chinatevi al Signor che vi ha creato
Di dar la pace giammai siate stanchi
Lasciate le vie contorte del peccato.” 120
Canto IX
“Andiamo dunque senza più guardare
li testimoni falsi che qui stanno
tra li ladroni debbono bruciare
non ti voltar per mirarne l’affanno.”4
Così ci allontanammo da quel laco
D’anime prave per l’eterno andare
Provai allora quel che prova il baco
Quando farfalla inizia a diventare. 8
Leggero mi sentii nel camminare
Dietro la guida che procedeva lesta
Nulla mi disse del suo peregrinare
Mentre mirava di un monte la cresta. 12
Gridai: – Maestro, or dove noi andiamo?
Perché così veloce tu procedi?.-
“ E’ l’ora che di qui ci dipartiamo
La meta c’è se pur tu non la vedi.” 16
-Come farò a tirar lo soma in suso
da questa mal puzzagna così fonda?-
“Movi la testa e leva alto lo muso
dobbiamo navicar per altra sponda.” 20
-Io qui mi fermo ché non ho altra possa
voglio restare in questo loco aperto
che s’allontana da quell’orrida fossa
sebben io veda ch’è loco diserto.- 24
“Solleva i passi avremo certo aita
da Colei che a te mi mandò presto
per salvarti dell’anima la vita
per condurti lontano dal capestro.” 28
Immantinente obbedii al duca
Più svelto procedendo dietro lui
Lasciandomi alle spalle la caduca
Che sol offriva a me scenari bui. 32
Marciammo allora verso l’alto monte
Lasciando dietro quella laca amara
Cercando nuovo lito nuova fonte
Come nei torni del monte Limbara. 36
Giungemmo dopo tanto camminare
Ad un pianoro dove scorrea un fiume
Che mandava dei fumi di solfare
Tanto che di veder persi barlume. 40
-Maestro- dissi – Qui la vista manca
e l’acqua bolle tanto che mi scalda
come noi passeremo all’altra tanca
senza una barca e senz’alcuna falda?- 44
“Figliol non ti spaventi la corrente
non è acqua d’inferno ma lavacro
a guadar questo corso poni mente
dai tuoi gravi peccati sarai macro. 48
E non ti brucerai come quel giorno
Che tanta acqua bollente ricevesti
E lo latere e lo braccio tutto attorno
Senza pelle per tempo tu vedesti. “ 52
-Mio signore e mia guida a te m’affido
Prendimi per la mano e me conduci
Così che veder possa l’altro lido
E riveder lo monte e l’altre luci.- 56
La man sinistra presemi il signore
E mi condusse dentro la corrente
Che tutta mi lambì senza dolore
A camminar su rena posi mente. 60
In certi tratti fui tutto sommerso
Ma presto risalii per respirare
La guida non lasciavami disperso
che all’altra riva mi dovea portare. 64
Sull’acqua mi muovevo con destrezza
Così come un tempo andavo fiero
D’ire nuotando al mover della brezza
Sul mar di San Giovanni in quel d’Alghero. 68
“Vedi figliol la fede ti ripaga
di muoverti tra il correr d’esto fiume
non devi più temer l’ondata vaga
che presto ti darà nettezza e lume.” 72
Così dicendo mi trasse alla riva
Dove rividi alto levarsi il sole
In su lo monte che ante appariva
Pria che dall’orror levassi suole.74
“Or dalle scorie tu ti sei lavato
lo soma tuo s’è fatto puro e schietto
come divenne dopo battezzato
il tuo spirto or si che può ir netto.”78
Così mi disse dolce il mio signore
Ed io felice come un pargoletto
Gettai le braccia e lo strinsi al mio cuore
Con tanta gratitudo e tanto affetto. 82
“Ringrazia sol la Vergine Maria
che mosse i passi per la mia venuta
per ricondurti nella retta via
dopo le sette volte sette e una caduta.” 86
Allor dal core sorse una preghiera
Per la Signora di sol rivestita
Che mai permise che venuto a sera
Non ricevessi tosto la sua aita. 90
-Madre mia dolce dal riso celeste
Che sempre proteggesti questo figlio
Dal dì che giunser le giornate meste
E persi matre e patre in un sol piglio. 94
Tu di me il pianto, cogliesti ogni sera
Degli anni giovanili e degli adulti
Nei tempi amari di grande bufera
Nei giorni che mi diedero gl’insulti. 98
Tu non mi abbandonasti nell’errore
Mi riportasti nel retto sentiero
Ed io sento per te profondo amore
E d’essere tuo figlio i’ son fiero. 102
Mentre il percorso volge della vita
E i miei giorni vengono alla fine
Dammi vigore per questa salita
Addolcisci col riso queste chine. 106
Ai figli e alla donna del mio cuore
Dona luce e vigore nell’andare
Porta presso di lor Nostro Signore
Così che tutti in Ciel li possa amare. 110
Agli amici a tutto il mondo intero
Dona pace e manda via la guerra
Fa che l’umanità da Santo Piero
Possa essere accolta nella serra . 114
Tu Madre, tu Figlia del Creatore
Tu preservata da ogni imperfezione
Donaci fede speranza e amore
E dentro il cuor sincera compunzione.” 118
Canto X
Pregato ch’ebbi la Madre di Dio
Mirando il monte di sole illuminato
Le ginocchia levai con atto pio
E dello duca mio cercai il costato. 4
“Orsù andiamo.” Egli mi disse
“Pariamoci a salire questo monte
suso lo quale mancano le risse
ché del bel Paradiso è messo a ponte. 8
Lasciamo tosto il rivo e il pianoro
Dietro le spalle per andare in suso
Mentre brilla nel cielo il disco d’oro
Si che lo capo rivolgiamo in giuso. 12
Qui dovremo salir su sette balzi
Avvolti da una nebbia cilestrina
Li penitenti si muovono scalzi
E vanno orando da sera a mattina.” 16
Disse lo duca mio con chiaro accento
“Costor dai vizi capitali furon presi
ma si pentiron nell’ultimo momento
così al foco eterno non son resi.”20
Gli chiesi allor: – Maestro il foco offende?
L’anima brucia e la soffranza mena?-
Risposemi cortese:”Sofferenti li rende
Ché dallo foco ricevon forte pena.”24
– Che differenza fan con quei d’inferno?-
“Costor per tempo breve rimarranno
quelli dannati sono per l’eterno
questi un giorno in cielo saliranno.”28
“Quelli odio nel cor nutricheranno
costor d’amor divino sono pieni.
Quelli fuor della grazia periranno
Costor attendon ch’angelo li meni 32
Nei vari giri d’eterna letizia
Pel gaudio eterno tra gli angeli e santi
Ma qui patiscon profonda mestizia
D’esser lontani dall’armonia dei canti.”36
-Con nostra prece forse andranno avanti?-
“Certo, figliol, con i vostri suffragi
costor pregustan la vision dei santi
e lor cammin procedon meno adagi.” 40
-Maestro, se il mio chieder non è sciocco,
perché quei d’inferno sono sì dannati
mentre costor del perdono hanno il tocco
forse i purganti son solo fortunati?- 44
“Figliol non è fortuna né ingiustizia
quei dell’inferno volontà lor sospinse
e del purgarsi non scelsero mestizia
allo dragone amor forte li cinse.” 48
Nel dolce mondo non li mosse amore
Del dolce Cristo non colsero il soffrire
Superbia e invidia vinse il loro cuore
Scelsero per l’eterno di morire.” 52
-Uomini stolti e pieni di baldanza
Perché vivete senza fede alcuna
Solo pensate a ristorar la panza
Ignorando le stelle con la luna. 56
Insultate i credenti con disprezzo
Li dite creduloni e gran bigotti
Al dragone vi date senza prezzo
E non pensate che verrete cotti. 60
Andrete al foco eterno volentieri
Per diventar di satana i carboni
Deh, vi scongiuro, lasciate quei sentieri
Chinate il capo pria che squilla suoni.- 64
“Bravo figliol, mi disse la mia guida,
color che senza fede in giro vanno
di satana oramai senton le grida
e senza pentimento periranno. 68
Al posto della fede hanno un carbone
Al posto dell’amore hanno il disprezzo
Dell’inferno pregustan guiderdone
L’anima hanno venduto a vile prezzo. 72
Saliamo or dunque al dilettoso monte
Che dopo la soffranza porta amore
Che tra la terra e il ciel è dolce ponte
Che l’estasi divina accende il cuore. 76
Prepara il cuore a sentir la speranza
Dell’anime che vanno a salvamento
Conserva nel tuo cuore la costanza
Moviamoci alla brezza d’esto vento. 80
Udimmo ai primi passi del sentiero
Che intorno cingeva la montagna
Un canto dolce, profondo e sincero
Che provenir parea da turba magna. 80
-Venite andiamo al monte del Signore
al tempio del Dio Santo d’Israello.
Perché ci mostri le vie del suo cuore
E ci nutrica con latte e dolce miello. 84
Vindice pur sarà di tutta l’orbe
Quando radun faran in Giosafata
Vomeri forgeran non armi torbe
E felici saranno nella vallata . – 88
Questo neniar dal gregoriano tono
Aleggiare pareva in quel sentiero
Ed in silenzio ci gustammo il suono
Io e il maestro con cuore sincero. 92
Come un tempo di Limbara i tornanti
Ansimando salivo con fatica molta
Ora legger mi movevo al duca innanti
All’udire li salmi della turba folta. 96
Pensavo alla mia sorte al mio cammino
Pensavo alla mia vita, ai miei compagni
Pensavo alla dolcezza del voler divino
Pensavo ai santi e alli spiriti magni. 100
Pensavo a San Matteo e a Santa Giusta
Pensavo a Santa Giulia e a Sant’Elia
Pensavo a Maddalena la Vetusta
Pensavo all’ore della vita mia. 104
Così salimmo per cinquecento passi
Giungendo ad un pianoro pien di nebbia
Ci sedemmo accanto a grigi sassi
Mentre un vento legger faceva trebbia. 108
A noi venir vedemmo all’improvviso
Una gran turba piena di mestizia
Tutti il petto battevansi e il viso
Aspirando del Ciel somma letizia. 112
Ci notarono e pien di maraviglia
Vennero intorno a noi per conversare.
Per più vederci aprirono le ciglia
E il mio maestro cominciò a parlare. 116
“Anime sante diteci chi siete
in questa valle di mestizia tinta
da noi soltanto preci voi avrete
che verso il Paradìs vi dia la spinta.” 120
Commenti
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Luglio 13th, 2014