La corrispondenza Manunta-Cherubini
Un contributo di Giovanni Spano ha messo in luce la figura di Antonio Manunta. Detto contributo è pubblicato su accademia sarda, per cui chi vuole può andare a leggerselo. La novità di questo discorso sul Manunta è dovuto al lavoro di scavo che il prof. Fabio Pruneri continua a portare avanti sia negli archivi sardi come in quelli continentali.
Vista l’amicizia che legava il Manunta al Cherubini il prof. Pruneri ha consultato l’Archivio di Brera di Milano dove giace il Fondo Cherubini, rintracciando finora una sessantina di lettere del Manunta. Lo stesso prof. Pruneri, associato all’Università di Sassari, mi ha dato l’opportunità di leggerne una ventina, 23 per l’esattezza: 6 del 1826, 3 del 1835, 3 del 1836, 1 del 1837,1 del 1839,1 del 1840, 3 del 1841, 2 del 1842. La mia lettura è stata rapida e rapide saranno le annotazioni, lasciando al professore gli adeguati approfondimenti.
Ciò che mi ha colpito in quest’uomo è l’ansia che egli ha di adeguare l’insegnamento delle scuole normali, istituite da Carlo Felice e caldeggiate da Carlo Alberto, di insegnanti preparati altrimenti il balsamo di queste scuole popolari si trasformerà in veleno. Il suo punto di riferimento è Milano, da lui definita l’Atene d’Italia. Egli vuole che i testi degl’insegnanti siano quelli adottati a Milano, in primis la Metodica per i precettori e poi Letture per i fanciulli di campagna di ordina al Cherubini uno straordinario numero, pagando di tasca propria. Massima è la disistima che egli sente sia per il metodo seguito dagli Scolopi sia dai Gesuiti. Si può affermare che verso le scuole di questi benemeriti ordini religiosi egli nutra dei veri pregiudizi. Non pago di ordinare i libri tradotti dal tedesco dal Cherubini, direttore della scuola normale di Milano, vuole un maestro continentale che il Cherubini gli manda, ma il nostro, osservatolo, si accorge che costui si preoccupa di studiare tematiche cinesi e che sebbene conosca teoricamente il metodo non dimostra nessuna capacità didattica. Da ciò la sua insistenza per avere dei maestri preparati secondo la Metodica del Cherubini. Spazio nelle lettere c’è anche per l’ospizio dei fanciulli, che dirige, che vuole addestrare non solo a leggere, scrivere e far di conto, ma anche nei lavori di campagna. Particolare preoccupazione ci sono anche per i nipotini che affida a precettori e che vanamente affida a quello inviatogli da Milano. Si tratta del nipotino Cherosu e dei nipotini Crispo Manunta: il cui esito degli studi è rintracciabile nelle lettere. Contemporaneamente a queste preoccupazioni il nostro si preoccupa d’inviare al Cherubini, pure filologo, componimenti poetici in sardo-logudorese e il vocabolario sardocampidanese del Porru. Amicizia proficua tra due appassionati patrioti nella linea dell’istruzione. Peccato che non siano state rintracciate ancora le lettere del Cherubini per avere una visione più chiara dell’amicizia tra due studiosi appassionati della crescita dell’istruzione della scuola popolare della loro rispettiva regione.
Il collega Pruneri, in apposito convegno o pubblicazione avrà modo di illustrare a tutto tondo questa bella figura di sardo del primo Ottocento. Io penso che lo Spano, il Manunta, il Serra (questi ultimi due provenienti dalla collegiata di Osilo) meritino la giusta collocazione nella Sardegna dell’Ottocento, nonostante tutto, ancora così poco esplorata sul versante della pubblica istruzione.