La presenza di Dio negli scrittori sacri di Ange de Clermont
In sul fare del mattino
ho riletto con piacere
uno studio sul divino
meditare, con dovere,
la presenza del Signore.
Nella pia meditazione
chi vuol stimolar l’Amore
in due modi si propone.C’è chi pensa a Dio infinito
all’essenza del Creatore
senza forma e senza ordito
come Oceano d’amore.Senza volto e senza vesti
il Suo Spirito si espande
nell’intuito tu resti
ed affetti a Lui tu mande.Circonfuso dall’Eterno,
assorto nell’Infinito,
sei rapito dall’interno
con il tuo pensare ardito.Tu non senti tu non vedi
quasi resti senza soma
nella pura essenza siedi
come scrisse Santo Toma.Nel suo spirito infinito
quasi Oceano di luce
tutto intero sei rapito
che lo meditare induce.
Il secondo atteggiamento
del tuo ardente meditare
è preso dal sentimento
e dalla vision del mare.Dio assume le sembianze
del suo Figlio prediletto
nelle varie circostanze.
Ora pensi al Pargolettoche vagisce nella paglia,
ora pensi all’oliveto
dove giunse la sbirraglia
per rapirlo con dispettoe portarlo ai sacerdoti
che decisero furenti
senza cuore senza voti
di rinviarlo ai potenti
perché fosse appeso in croce.
Ora pensi a Cristo apparso
e alla sua sonante voce
al gran Paolo di Tarso.Tanto il primo che il secondo
meditare dei buon novizi
hanno avuto spazio al mondo
per star lontani dai vizi.
Volge il tempo volge il mondo
I pensier volgon del sacro
Ciò che conta è che il profondo
Porti l’uomo al suo a lavacro.
Ange de Clermont