A proposito della presunta I e II Repubblica Italiana
Leggendo la scarsamente variegata stampa italiana apprendiamo spesso storie di I e di II Repubblica. Sinceramente non mi risulta che la costituzione italiana sia mutata anche se mi spiace che sia fondata sul lavoro, escludendo quindi i giovani che non lavorano e i lattanti. Poteva essere fondata sulla cultura, sulla lingua comune, sulla comune fede della maggioranza degli italiani, sulla parentela, sulla storia più o meno affine.
No. La Repubblica è fondata sul lavoro. Allora lavoriamo invece di perdere tempo sulle attività ludiche (amori, sport, vizi, prurigini) di questo variegato popolo di italiani. Invece di lavorare molto spesso allunghiamo la mano per essere assistiti, raccomandati, incozzati. Spesso desideriamo cariche anche onorarie, incarichi luccicanti, ma sostanzialmente privi di sostanza. Per quanto riguarda i cosiddetti lavoratori intellettuali si è arrivati a dire spudoratamente : – Meglio che lavorare.-
Già, meglio che lavorare, se invece di riflettere prima di scrivere, acquisire dati certi, ci mettiamo a scrivere frottole ben sapendo che una frottola ne genera altre mille e così scrittori, giornalisti, pubblicisti e cento altre categorie della carta stampata ci fanno vivere in un caleidoscopio di frottole creando un mondo surreale.
Così tra le tante frottole ci fanno credere che dalla I Repubblica siamo passati alla II, mentre la Costituzione resta lì come i Padri della Patria l’hanno stesa. Tutti cercano di richiamarsi alla Costituzione e tutti la violano nel momento in cui manca in assoluto il rispetto per la persona. I cattivi esempi arrivano poi da coloro che a parole dicono di difendere la legge fondamentale dello Stato. I giornalisti e gli editorialisti, ad esempio, si ergono a dei veri mammassantissima della Costituzione, ma con la loro tracotante arroganza sono i primi a gettare il disprezzo sulle persone e se del caso a distruggerne l’immagine davanti ai lettori o agli ascoltatori. A volte una personalità di varia grandezza viene ridotta, per odio di parte, per schizofrenia critica, per narcisimo, ad animale da macello. Quali esempi preclari dobbiamo vedere in questo inizio secolo e abbiamo visto nello scorcio dell’altro da quando siamo stati capaci di intendere e di volere.
Qui, prima della questione morale, è in gioco la serietà del lavoro poiché anche quello degli intellettuali è e dev’essere un lavoro, cioè una fatica di ricerca e di riflessione. Non è così purtroppo e l’Italia tende in tal modo ad andare alla deriva.
Nave sanza nocchiero in gran tempesta/non donna di provincie, ma bordello.
Non occorre riaprirli i bene amministrati bordelli, l’Italia stessa è ridotta nella lettura di ricchi sfondati editorialisti, ad autentico bordello, malamente gestito però!
A. T.