L’Emiciclo Garibaldi di Sassari (1968) di Angelino Tedde (Italiano e inglese)
L’emiciclo Garibaldi è un porto di mare: pullman che arrivano, pullman che partono. Una fola fluida, ora numerosa e variopinta, ora sparuta e monotona occupat a tratti l’enorme semicerchio, vera arteria di Sassari.
E Mazzini se ne sta lì a guardare, noncurante della folla, dando le spalle a Vittorio Emanuele che lo tiene a bada da Piazza d’Italia, sua reggia.
Lo sdegnoso genovese guarda i giardini e le macchine che quasi gli sfiorano il naso; si gode l’ombra delle palme e i colori del suo prato inglese, se ne sta fermo, privo d’iniziativa, solo, in mezzo all’emiciclo che non è suo, ma di Garibaldi che, ironia della sorte, anzi dei sassaresi, è monumentalmente assente.
Garibaldi però c’è, ma in incognita. A volte lo si nota seduto in qualche panchina dei giardini; a volte lo s’intravede nell’andatura dei paesani dal passo garibaldino. L’eroe dei due mondi non lo si vede chiaramente, ma è presente, guida le folle del suo emiciclo e le fa marciare queste folle, varie a secondo dell’ora. E a causa di questa marcia di uomini, di donne, di giovani, l’Emiciclo Garibaldi a tratti sembra una giostra. Una giostra che quando si ferma bizzarramente crea il caos. I pullman all’emiciclo stanno in qualsiasi posizione, si rendono conto di essere padroni, per quanto defraudati dalle abusive, che da tempo hanno preso confidenza con essi, per niente infastiditi. Le abusive familiarizzano, s’intrufolano, e a dispetto del monumento semovente dei vigili urbani, fanno i comodi loro. Di motocicli poi se ne vedono di tutti i tipi sul naso e sul groppone dei pullman: hanno preso confidenza anch’essi coi grossi pachidermi azzurri.
A momenti all’emiciclo non è possibile collocare uno spillo. Un affettuoso abbraccio a tutti, uno spintone a qualcuno, uno scontro con più di una “magistralina”. Già, perché l’Emiciclo senza l’Istituto Magistrale la più rispettabile agenzia matrimoniale di tutta la città, non sarebbe l’emiciclo. Studenti di tutte le scuole, universitari di tutte le facoltà, in attesa delle avvenenti fanciulle che studiano con vivo impegno in quelle salde e vecchie mura. Al mattino queste ragazzine variopinte si affrettano da tutte le parti: giungono a schiere dalla stazione ferroviaria, da via Brigata Sassari, da via Carlo Alberto e intasano letteralmente la corona semicircolare. Tutte frettolose vendono simpatia, sorrisi, brevi sussulti al cuore di chi a vive spinte deve passare per recarsi al lavoro o soltanto per ritornare sui suoi passi. Dalle otto alle nove l’Emiciclo è in mano alle studentesse: si tratta di un’occupazione pacifica, gradita, contraddistinta da una sensibilità cromatica raffinata e ispiratrice. Nelle altre ore l’emiciclo è in mano ai paesani. Dialoghi in sardo s’incrociano allo scanzonato dialogare in sassarese degli autisti delle corriere in sosta, eterni bevitori di caffè.
Non è assente la musica e il colore all’Emiciclo: due cose che le bancarelle degli ambulanti vendono gratis a chiunque, insieme alle costose bambole, agli accendisigari, ai ninnoli portafortuna. E non mancano in mezzo a quella baraonda i tipi che danno il tocco. Antoninoo è sempre lì, gentile portabagagli e punto di riferimento per i pullman della SCIA.
In mezzo al mare in tempesta: la gente all’emiciclo giunge a ondate. Né manca l’ufficio informazioni: informazioni sportive naturalmente. E’ l’ufficio dell’edicolante, che vende le notizie gratuitamente ogni lunedì alla stessa ora.
Un mio caro amico non fa che dire peste e corna dell’Emiciclo, ma io non sono del suo parere, lui ci abita, poveretto: io ci passo frettolosamente o tutt’al più entro nel bar Sanna per farmi servire il caffè, da un cameriere piccolo, ma che in fatto di caffè è più che grande. Ad ogni buon conto, per quanto frettolosamente all’emiciclo ci passo volentieri. Ivi ritrovo i miei sogni di studente spensierato e non di rado qualche compaesano che olezza di formaggio pecorino e di lentisco: grati ricordi della mia infanzia e non solo della mia, ma di una buona metà dei sassaresi.
Solo di notte l’Emiciclo riposa impregnandosi d’aroma campestre. Ed è proprio allora che Garibaldi lo si può incontrare mentre scambia quattro chiacchiere con Mazzini e fa ciao a Vittorio Emanuele, che da Piazza d’Italia, solenne più che mai e un tantino sospettoso, gli risponde col saluto di “Salve, Generale”.
Angelino Tedde
Pubblicato su “La Nuova Sardegna” del 13 agosto 1968
The chamber Garibaldi is a seaport: coaches come in, coach leaving. A tale fluid, now large and colorful, now haggard and occupatio monotonous at times the huge semi-circle, a real street in Sassari. And Mazzini stands there watching, ignoring the crowd, giving theback to Vittorio Emanuele, which keeps him at bay from the Piazza of Italy, his palace. The Genovese disdainful looks the gardens and the machines that nearly touch your nose, you can enjoy the shade of palm trees and the colors of his lawn English, if it stands still, no initiative, alone, in the middle of the semi- which is not his, but Garibaldi, ironically, even the Sassari is monumentally absent. But Garibaldi’s, but unknown. Sometimes you can see it sitting in some park benches, sometimes I catch a glimpse of the villagers in gait step by Garibaldi. The hero of two worlds do not see it clearly, but is present, driving the crowds of its semi-circular and these marches crowds, according to various time. And because of this march of men, women, youth, the Chamber Garibaldi at times seems like a carousel. A carousel when he stops oddly creates chaos. Coaches hemicycle are in any position, you realize that they masters, as the illegal defrauded, who have long taken familiar with them, not at all annoyed. The familiar terms, slipped, and in spite of the monument of self-propelled traffic wardens, do them comfortable. Then they see motorcycles of all types on nose and rump on the bus: they have also become familiar with big blue elephants. At times the semi you can not put a pin. A warm hug to all, a push to someone, a fight with more than one “magistralina”. Yes, because without the Chamber Institute Magistral the most respected marriage agency in town, not the chamber. Students of all schools, university all faculties, of comely maidens waiting studying withalive and strong commitment in those old walls. In the morning these girls colorful rush from all parts reach the ranks railway station, Via Sassari Brigade, Via Carlo Alberto literally clogged with semi-circular crown. All hasty selling sympathy, smiles, shakes short lives in the hearts of those who pushed to walk through to get to work or just to retrace his steps. From eight to nine the Chamber is in the hands of students: it is occupation peaceful, pleasant, characterized by a sensitivity Fine color and inspiring. At other times the chamber is in the hands the villagers. Dialogues in Sardinian cross talk in the light-hearted Sassari Bus drivers parked, eternal drinkers coffee. Not present the music and color Hemicycle: two things that stalls of street vendors sell to anyone for free, along with expensive dolls, the lighter, the lucky trinkets. And do not missing in the midst of that chaos types that give the touch. Antoninoo is always there, nice rack and a reference point for coaches of SCIA. In the midst of the stormy sea: the semi-people come in waves. Normissing information office: sports information of course. E ‘ dell’edicolante office, which sells news for free every Monday at the same time. A good friend does not mean that plague and horns of the House, but I do not are of the opinion, he lives there, poor man: I hurried up to us or at most before the bar serving coffee for me Sanna, a Small room, but when it comes to coffee is that great. Eachrate, as we hurried up the semi-willingly. There haunt my dreams of carefree students, and not infrequently some neighbor who smell of cheese and mastic: grateful memories of my childhood and not only mine, but a good half of the Sassari. Only at night soaking the Chamber rest of country flavor. And it is Garibaldi then that you may encounter while four exchanges Hello is a chat with Mazzini and Victor Emmanuel, from Piazza of Italy, solemn and a little more suspicious than ever, responds with greeting of “Hello, General.”
Angelino Tedde
Published in “La Nuova Sardegna” of August 13, 1968