L’incontro col vicario di Ange de Clermont
In un paesino di collina, credo sessant’anni or sono, viveva un ragazzino, che non frequentava la scuola e la chiesa perché sofferente agli occhi. Giocava però dalla mattina alla sera nella sua strada. Aveva tanti compagni e spesso con questi giocava con le bacche di quercia, quelle rotonde che sembrano palline.Giocava anche con i tutoli di granoturco e con le pale dei ficodindia costruiva paia e paia di buoi che dovevano trainare carri pesanti: non si riusciva con le pale dei ficodindia a fare le ruote leggere, per cui quando i buoi veniva tirati con le funi nell’acciottolato faticavano un po’ a trainare i carri su cui si metteva un po’ di tutto.
Il tocco delle ore dell’orologio del campanile segnavano il corso del tempo e piccoli campanari appendendosi alle funi suonavano il Mezzodì e l’Ave Maria.
A mezzodì il ragazzino e i suoi compagni correvano dalle mamme per la porzione di mezzo pane bianco, per quel poco non s’interrompevano i giochi; solo all’Ave Maria, al rientro del babbo dalla campi, si poteva gustare un abbondante minestrone al lardo oppure una gustosa favata ai finocchi. Il ragazzino si spostava a volte da un rione all’altro, ma di nascosto della mamma e per poco tempo, altrimenti erano garantite le punizioni.
Un giorno il ragazzino, attraversando il confine del rione a est del paese, per poco non andò a sbattere nella pancia del vicario, che fermatolo le chiese:
– E tu figlio di chi sei? Non ti vedo mai in chiesa!-
– Sono figlio di mamma e di babbo rispose orgoglioso il ragazzino.-
– Ho capito, ma voglio sapere come si chiamano?-
– Chiedetelo a mia zia Giorgia Pira!-
– Ah, ho capito figlio di chi sei. Perché non vieni mai in chiesa?-
– Non vengo perché sono malato agli occhi!-
– Vedo, però, che per scorrazzare per il paese ci vedi. –
– Dirai a tua madre che il vicario le vuol parlare.-
– Si, lo dirò a zia Giorgia!-
– A tua madre!- soggiunse il vicario.-
– Mamma mi picchia se sa che sono salito con i compagni al Monte e che ho incontrato voi.-
– Dillo a tua zia, allora e qualche volta vieni in chiesa, a salutare la Madonna!-
Dopo questa raccomandazione il ragazzino si sganciò dal vicario e tornò con circospezione nella sua strada, dove la madre, in casa, stava cantando:
– Vento, vento, portami via con te!-
– Il ragazzo fece un po’ di chiasso davanti all’uscio, come manovre di avvicinamento.-
– Dov’eri?- chiese la mamma.
– Qui vicino, mamma!-
– E allora perché non rispondi quando ti chiamo?-
– Stavo giocando con Ico, vicino alla casa di zia Nannella.-
– Come al solito, quando sei preso dal gioco non senti la mia voce, monello!-
Il ragazzino si tranquillizzò, l’aveva scampata anche questa volta. Si augurò che la mamma non incontrasse mai il vicario, altrimenti erano sgridate con l’accompagnamento di manate piuttosto pesanti.