Famiglia e famiglie di Matteo Tedde
Famiglia e famiglie
Tra le ragioni che ci portano a definire il concetto di famiglia vi è la necessità di indicare i confini semantici che esso assume in questo contesto .
Nella letteratura scientifica in generale e in particolar modo in quella delle scienze sociali, vi è la tendenza all’uso di varie accezioni di uno stesso termine.
Dato il rapido evolversi del linguaggio comune e le stesse “confusioni terminologiche del linguaggio scientifico” appare necessario ricorrere ad una iniziale operazione di semantizzazione del concetto con l’intento di localizzarne il contesto e demarcarne i confini di utilizzo.
Tale azione si esplica attribuendo al significante, in questo caso la famiglia, un significato; specificando il punto di vista da cui si osserva l’oggetto e fornendo una collocazione spazio-temporale all’interno della quale ciò che viene espresso trova il proprio significato .
La varibilità che connota il concetto di famiglia si rileva nella pluralità di significati non solo delle scienze tradizionali quali il diritto, la medicina e la storia ma anche nelle scienze umane, quali l’antropologia-culturale, la sociologia e la stessa psicologia.
Mentre l’ambito psicologico coglie nel termine “famiglia” il concetto di sistema relazionale dinamico, l’ambito psicosociale predilige il termine “famiglie” per far risaltare la pluralità delle strutture .
La Saraceno illustra molto estesamente la famiglia come costruzione sociale e le conseguenti immagini contraddittorie di “famiglia” che si rilevano sia nella storia sia nella contemporaneità.
Il Sociologo Donati, sottolineando la molteplicità delle prospettive e confini culturali all’interno dei quali la famiglia trova ragione concettuale, pone un quesito interessante rispetto al tentativo di definire l’oggetto di indagine: “Nelle scienze sociali odierne la domanda che si dovrebbe porre è quindi “come è possibile la famiglia” rispetto a “che cos’è la famiglia” nel senso appunto di definire quest’ultima attraverso il modo in cui essa viene definita in ogni singola società e in ogni particolare fase storica”.
Alcuni autori preferiscono utilizzare il termine “famiglie” al posto di “famiglia” per evidenziare la molteplicità delle forme da essa assunte, la complessità dei sistemi di relazione che esser generano attraverso peculiari processi di natura interpersonale e sociale
Florence Klaslow afferma: “quando pensiamo alle famiglie, oggi, la nostra concettualizzazione deve andare oltre la (1) famiglia bi-generazionale composta da coppia unita dal matrimonio e dai figli biologici; deve poter includere anche: (2) famiglie tri o quadri-generazionali; (3) famiglie affidatarie; (4) famiglie adottive che possono essere multirazziali o multiculturali; (5) famiglie monoparentali a conduzione materna o paterna; (6) coppie omosessuali con o senza figli; (7) famiglie composte da persone divorziate e rispettivi figli; e (8) persone che vivono insieme senza vincoli di parentela, ma connessi da forti legami emoti¬vi e da impegni reciproci”.
Per meglio intenderci oggi si tende a chiamare col termine “equivoco” di famiglia un “arcipelago” di concetti riferentisi ad aggregazioni familiari derivate dalla crisi dell’istituzione matrimoniale e dalle recenti trasformazioni della famiglia, documentate dai demografi, e riassumibili nel calo delle nascite, nell’aumento delle convivenze (o famiglie di fatto o unioni libere), nell’aumento delle separazioni e dei divorzi, nell’aumento delle famiglie ricostituite (in cui almeno uno dei coniugi o partners proviene da una precedente unione), nell’aumento delle famiglie unipersonali, nel calo delle nascite, nell’aumento delle nascite fuori del matrimonio, nelle stesse convivenze o unioni omosessuali.
Questi cambiamenti sociali hanno giustamente indotto gli studiosi a riconsiderare la definizione di famiglia data la complessità che caratterizza le società occidentali contemporanee nella vasta articolazione delle vere o sedicenti strutture familiari.
Fino agli anni Sessanta il concetto sembrava poter agevolmente cogliere, comprendere, percepire, la varietà di famiglie presenti nelle società occidentali, talora contraddistinto dall’aggettivo “nucleare” (col quale si individuavano in genere le unità composte dai genitori più i loro figli), o dall’aggettivo “estesa” (con il quale si individuavano unità composte da genitori, figli più componenti di generazioni precedenti e collaterali).
Nella ricerca socio-demografica della seconda metà degli anni Settanta invece si avvertono i sintomi di una crisi di individuazione dell’oggetto di studio e le indagini paiono risentire dei limiti di questi aggettivi quali unici riferimenti per le analisi: è allora che la definizione di famiglia, e inevitabilmente il suo concetto, subiscono una estensione di significato tale da enucleare, come si è rilevato, forme di convivenza tra loro molto diversificate .
Si parla così di famiglie con un solo genitore, di famiglie formate da coppie senza figli, di famiglie costituite da componenti parentelari non di tipo coniugale (ad esempio sorelle e/o fratelli conviventi), famiglie multiple, famiglie ricostituite o ricomposte (formate da persone divorziate con relativi figli), fino a famiglie unipersonali, costituite da un unico componente .
Alcune di queste definizioni possono essere considerate contradditorie, ad esempio famiglie non strutturate e famiglie unipersonali:”se si prende ad esempio una qualsiasi tavola riassuntiva dei modelli familiari che si possono, oggettivamente, individuare e computare a partire dall’incrocio tra l’avere e non l’avere figli, vivere da soli o in coppia, e lo stato civile, le tre forme individuate dall’Istat (famiglie senza nucleo, con un nucleo o con due o più nuclei) danno origine a sedici forme familiari” .
Tra gli studiosi delle discipline delle scienze umane ha inizio un acceso dibattito su questo arcipelago concettuale: alcuni manifestano la loro perplessità sugli usi impropri del termine e sui rischi di un suo appiattimento di significato , altri affermano che la ricerca in questo campo non può limitarsi a registrare trends di cambiamenti strutturali delle famiglie cosiddette tradizionali, ma è d’obbligo rilevare e registrare la presenza nella comunità sociale di forme familiari “alternative”.
Tra le tante concettualizzazioni, definizioni, classificazioni, proprie o improprie di famiglia che caratterizzano il punto di vista degli studiosi abbiamo preferito individuarne alcune ritenute opportunamente soddisfacenti per l’utilizzo che faremo del termine.
Tra le tante quella data da Lewis Strauss che la definisce come “l’unione più o meno durevole, socialmente approvata, di un uomo una donna e i loro figli”, e come “fenomeno universale, presente in ogni e qualunque tipo di società” ; e ancora: “un gruppo umano che ha come scopo principale la riproduzione biologica e sociale, che viene generalmente considerato un’unità universale di organizzazioni sociali nella loro forma nucleare o primaria costituite da un uomo, una donna e la loro prole socialmente riconosciuta.
Con questa concettualizzazione di famiglia ci accostiamo all’orientamento euristico della Scabini e di altri studiosi sulla necessità di guardare la famiglia quale “sistema complesso di relazioni” che va letta attraverso un approccio multidisciplinare che colga la specificità della sua organizzazione intesa come unità di elementi diversi che pur non perdendo la propria identità formano una unità. I processi organizzativi tra gli elementi, che compongono l’unità organizzata, la loro ripetitività e le specifiche caratteristiche del legame che li connette possono consentire l’individuazione della natura dei processi che li governano . “Lo scambio tra i sessi e tra la generazioni costituisce il proprium del legame familiare. Tale scambio può essere concettualizzato a livelli differenti che abbiamo chiamato interattivo, relazionale, simbolico” : il livello interattivo é la dimensione dell’agire tra le persone; l’interazione é scambio comunicativo verbale e non verbale tra gli individui; il piano relazionale costituisce il contesto entro il quale avviene l’interazione e contraddistingue la natura del legame tra gli individui; il piano simbolico costituisce l’invariante delle diversità e specificità tra culture, quale “matrice” di appartenenza .
Noller e Fitzpatrick adottano tre specifiche categorie concettuali entro le quali definire e osservare la famiglia: una strutturale, una psicosociale e una transazionale .
La prima riguarda la famiglia come struttura: in questo modo si raccolgono in un’unica categoria tutte quelle osservazioni che delineano i membri nel senso di legittimità biologica o sociale o di diritto in virtù della genetica o del matrimonio inteso in senso istituzionale e/o di approvazione sociale. Questa lettura considera i membri in base alla gerarchia basata sull’età e sul sesso.
La seconda ne esalta i compiti psicosociali, intendendola quale gruppo che si impegna per il soddisfacimento reciproco dei bisogni, come la cura di figli e lo sviluppo dei membri.
La terza categoria definisce la famiglia secondo una prospettiva transazionale che la osserva quale gruppo di intimità (intimates) all’interno del quale i componenti partecipano al senso di identità del gruppo e della casa, attuano il legame (e lo definiscono) sulla base di esperienze comuni e di reciproci comportamenti di solidarietà emotiva. Le ricercatrici enucleano in questa ultima categoria tutte le prospettive teorico-metodologiche che indagano sulla messa a fuoco dei compiti di sviluppo della famiglia, per esempio: l’essere genitori, la soluzione dei problemi, la gestione del conflitto e la rinegoziazione dei rapporti.
“La necessità di definire operativamente le proprietà che si studiano è un aspetto caratteristico dell’attività scientifica al punto di costituire probabilmente la discriminante più sicura tra essa e altri generi di attività…” Marradi A. (1995). Concetti e metodo per la ricerca sociale. Firenze: La Giuntina.
Alberto Marradi evidenzia come in ambito scientifico un sufficiente numero di autori usa un sufficiente numero di termini rilevanti come accezioni significativamente: 1) diverse da quelle condivise, 2) diverse fra loro, 3) diverse all’interno di opere o passi dello stesso autore. Marradi A. (1987). Linguaggio scientifico o Torre di Babele. Rivista italiana di scienza politica, A XVII, 1, 135-156.
Donati P. (1998). Manuale di sociologia della famiglia. Roma-Bari: Laterza. Si vedano a proposito: CISP (1982). La famiglia nell’approccio storico. Caratteristiche attuali della famiglia. Roma: Artigiana Multistampa s.n.c.
Malagodi Togliatti M., Cotugno A. (1996). Psicodinamica delle realzioni familiari. Bologna: Il Mulino.
L’interrogativo di Donati delucida la prospettiva del “costruzionismo epistemologico”. Donati P. (1995). Famiglia. Nuovo lessico familiare. Studi interdisciplinari sulla famiglia. (pp. 58-68). Milano: Vita e Pensiero.
Klaslow F. (1996). Families and family Psycology in the 21st Century: Recent trends and Prediction for the Future. In: M. Cusinato (Ed.). Research on Family Resurces and Needs across the Word. (pp. 235-53). Led: Padova.
Di Nicola P. (1999). La stratificazione sociale delle famiglie di fronte alle politiche sociali. In: Donati P. (a cura), Sesto Rapporto CISF sulla famiglia in Italia. Famiglia e società del benessere. Torino: San Paolo.
Cigoli V. (1986). Introduzione. Il famigliare: complessità delle forme o riconoscimento del legame. Prefazione all’edizione italiana di Walsh. In: Walsh F. (1995). (a cura), Ciclo vitale e dinamiche familiari. (pp. 7-34). Milano: Franco Angeli.
Tale posizione emerge anche in occasione del documento approvato nel 1994 dal Parlamento europeo, che sancisce la parità dei diritti di omosessuali ed eterosessuali per quanto riguarda il matrimonio e l’adozione; o anche nel caso di equiparazione di coppie sposate e non nelle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi pubblici da parte di alcuni comuni italiani.
Numerose le ricerche che guardano la rappresentazione individuale, l’interiorizzazione del concetto nel bambino, nell’adolescente e nell’adulto. Per una esaustiva rassegna bibliografica vedasi: Marin M. L. (1997). Ricerche sul concetto di famiglia. Bibliografia ragionata della letteratura scientifica recente. (1974-1996). Età Evolutiva, 56, 115-124; 58, 118-124.
Lèvi-Strauss C. (1956). La famiglia. In: Lèvi-Strauss C. (1967). Razza, storia ed altri studi di antropologia. Torino: Einaudi.
Harré R., Lamb. R., Mecacci L. (1986). (a cura), Psicologia. Dizionario Enciclopedico. I. Bari: Laterza.
La Scabini definisce la famiglia come una “organizzazione specifica”: cfr. Scabini E. (1995). (a cura), Psicologia sociale della famiglia. Torino: Boringhieri.
Il processo organizzativo è inteso quale continuum temporale di identità psicologiche individuali in costante evoluzione e trasformazione. Queste all’interno di un contesto, spaziale, temporale condiviso pur non perdendo loro identità personale e pur muovendosi verso direzioni variegate ma convergenti concorrono verso un unico obiettivo. Scabini E. (1995). Psicologia sociale… cit.
Noller, P., & Fitzpatrick, M. A. (1993). Communication in family relationships. Englewood Cliffs. NJ: Prentice Hall.
Tale classificazione è suggerita inizialmente da Wamboldt e da Reiss. Wamboldt, F. S., & Reiss, D. (1989). Task performance and the social construction of meaning: Juxtaposing normality with contemporary family research. In: D. Offer & M. Sabshin (Eds.). Normality: Context and theory. (pp. 229-248). New York: Basic Books.
Alla base dello sviluppo della teoria generale dei sistemi sta la consapevolezza della insufficienza del classico schema causale-deterministico (e in generale di tutte le ipotesi meccanicistiche) per spiegare le innumerevoli e complesse interazioni che caratterizzano la società tecnologica avanzata e che ne condizionano l’esistenza sia sul piano tecnico sia su quello umano e sociale. Su matrici teoriche appartenenti a diverse discipline scientifiche (matematica, fisica, chimica, cibernetica, biologia), vengono gradualmente proposti nuovi modelli interpretativi; i sistemi paiono più atti a cogliere e a descrivere la complessità dei fenomeni all’interno di un unico aggregato di concezioni teoretiche. Tra gli autori storicamente rilevanti per l’ambito psicologico è opportuno far riferimento a: Bertalanffy von L. (1969) General System Theory, New York: George Braziller. (trad. it. Bertalanffy von L. Teoria generale dei sistemi. Mondadori, Milano 1983); Bertalanffy von L. (1968). Organismic Psychology and System theory. Vorcester: Clarch University Press.
Burgess E. (1926). The Family as a Unit of Interacting Personalities. Family, 7, 3-9; Hess R., Handel G. (1959). Family Words: A Psycosocial Approach to Family Life, Chicago: University of Chicago Press.
Bateson G., Jackson D., Raley J., Weakland J. (1956). Toward a Theory of Schizophrenia. Behavioral Science, pp. 251-264; Bateson G., (1976). Verso un’ecologia della mente. Milano: Adelphi. Epstein N. B. Westley W.A. (1959). Patterns of intrafamilial Communication. Psychiatric Research Report, II, 1-12.
Laing R. (1959). The Divided Self. London: Tavistoch Publications. (trad. it. L’Io diviso, Einaudi, Torino 1969).
Achermann N. (1958). The Psichodynamics of Famdy Life. New York: Basic Books. (trad. it. Psicodinamica della vita familiare. Boringhieri, Torino 1968); Searles H. F. (1959). Integration and differentiation in Schizoprenia. British Journal medical. Psycology, 32, 261-281.
Buckley, W. (1967). Sociology and Modern Systems Theory. Englewood Cliffs NJ: Prenctice Hall; Kantor D. Lehr W. (1975). Inside the family. San Francisco: Jossey-Bass.
Walsh F. (1982). Normal Family Processes. New York: The Guilford Press. Questi principi vengono ampiamente delucidati da Callan e da Noller: Callan V. J., Noller P. (1986). Marriage and the Family. Sydney: Methuen.
Osservazione di Marianne Fitzpatrick: Noller P., Fitzpatrick M.A. (1993). (Eds.). Communication in family… cit.
Nella riflessione di Elkaim viene data rilevanza alla unicità dell’esperienza affettiva individuale. Elkaim M. (1990). If you love me, don’t love me. New York: Basic Books.
Non vogliamo addentrarci in modo approfondito sull’uso del termine e sulla discussione concettuale tuttora in atto (soprattutto tra gli psicologi) che tende a definire la normalità dalla patologia; il termine utilizzato è definito dalla autrice nei termini di processo regolatore di principi organizzativi. Walsh F. (1986). Stili di funzionamento familiare. Come le famiglie affrontano gli eventi nella vita. Roma: Astrolabio.
I questo lavoro utilizzeremo il termine di ruolo familiare. E’ doveroso precisare che all’interno dell’approccio sistemico tradizionale è più spesso utilizzato il termine “regole” o “regole e giochi familiari”: Hoffman L. (1984). Principi di terapia della famiglia. Roma: Astrolabio. Il termine “ruolo” o “ruolo familiare” è concepito all’interno di numerosi studi a carattere sociologico: Heiss J. (1968). Family roles and interaction. Chicago: Rand McNally; Jackson J. (1972). Role. London: Cambridge University Press; psicologico sociale: Nye F.I. (1976). Role structure of analysis of the family. Beverly Hills, CA: Sage; antropologico: Bouton M. (1965). Roles. New York: Basics Books,.
Watzlawick P., Beavin J., Jackson D. (1967). Pragmatics of human communication. New York: Norton e Co.
Watzlawick descrive la percezione della realtà in termini di “immagine del mondo”: gli interventi linguistici tendono a modificare questa immagine. Per lo studioso sono distinguibili due realtà, una delle quali è supposta oggettiva, esterna, e un’altra che è il risultato delle nostre opinioni sul mondo. Ogni persona sintetizza queste due realtà ed è questo processo che determina convinzioni, pregiudizi, valutazioni e distorsioni. Il lavoro terapeutico secondo Watzlawich è “cambiare l’immagine del mondo che produce dolore” attraverso strategie terapeutiche persuasive rispetto a quelle direttive. Watzlawick P. (1977). Die Möglichkeit des Andersseins Zur Technik der therapeutischen Kommunikation. Bern: Verlag Hans Huber. (trad. it. Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica. Feltrinelli, Milano 1980).